L’assunto è che con le tecniche adeguate non c’è bisogno di percorsi molto lunghi e costosi. Solitamente, anche se la terapia si può prolungare, la maggior parte dei risultati avvengono in tempi relativamente brevi. La terapia viene costruita su misura dell’individuo, all’interno di un setting che si prende cura dell’individuo visto come soggetto, non come contenitore di sintomi.
Vale la pena far notare che, sebbene possa essere necessario assumere dei farmaci, la loro prescrizione troppo frettolosa, soprattutto in assenza di una terapia psicologica può essere dannosa.
La terapia per gli attacchi di panico può essere vista come la preparazione fisica di un calciatore precedentemente infortunato da parte del suo allenatore, il coach della squadra, in vista del suo rientro in campo. Questa metafora è corretta da diversi punti di vista, che vale la pena evidenziare.
Il calciatore, a causa del suo infortunio, non è in grado di funzionare come prima, così la persona che soffre di attacchi di panico ha delle limitazioni nella sua vita lavorativa, sociale, personale. Diciamo che torna a bordo campo con il gesso ad una gamba per vedere gli altri giocare.
Per continuare questa metafora, immaginiamo che il calciatore in questione non sappia che il suo infortunio possa essere guarito o che non sappia come fare. Poniamo che il calciatore dopo essersi fatto mettere il gesso alla gamba da un medico, abbia provato da solo rimedi errati come rifiutandosi di togliere il gesso per cercare di evitare il dolore, cercando finanche di allenarsi con il gesso e finendo magari con lo stare immobile sulla panchina per paura di farsi ancora più male. Il cliente comincia a prendere farmaci tranquillanti, poi non ne può fare a meno. E anche così dopo un po’ continua ad avere gli attacchi di panico. Quindi aumenta la dose, a volte anche senza un parere medico, e questo potrebbe andare avanti per anni, se non si decide, prima o poi, a fare una terapia psicologica sotto il controllo di uno psicologo o di uno psichiatra che abbia un’adeguata preparazione psicoterapeutica.
Più il calciatore infortunato continua a portare il gesso e a stare seduto immobile, però più qualunque movimento risulta essere doloroso, con i muscoli che hanno cominciato ad atrofizzarsi e non sanno che dovrebbero fare fisioterapia… Alcune persone che soffrono di disturbo di panico da tanti anni si trovano in una situazione dolorosamente analoga. Le dosi dei farmaci aumentano con lo scorrere del tempo, mentre sembrano aumentare, dopo situazioni di temporaneo miglioramento, sia la frequenza che l’intensità degli attacchi di panico.
A qualcuno questa metafora paradossale sembrerà sinistramente familiare, purtroppo. Eppure molto spesso qualcuno di noi è portato a pensare, spesso grazie ad esperienze sbagliate con operatori del settore, sia medici che psicologi (magari ottimi professionisti ma con un approccio terapeutico non orientato alla risoluzione di questo disturbo), che per il panico in alcuni casi non c’è speranza. Questo non è mai vero. Anche se non è possibile promettere la guarigione completa a tutti, è quasi sempre vero che la situazione, con una terapia psicologica adeguata, può migliorare sempre. Casomai può essere una questione di durata più o meno lunga della terapia.
Tecniche
E’ nostra personale opinione, dopo aver considerato la letteratura scientifica in merito a vari studi e metastudi sulla comparazione dei trattamenti di persone sofferenti di disturbi di ansia e di attacchi di panico in particolare, che l’uso della psicoanalisi è in grado non solo di risolvere in un tempo relativamente breve il sintomo in sé, ma anche e soprattutto le situazioni che complicano la vita al soggetto e che, in ultima istanza, sono ciò che porta l’insorgenza del sintomo.
Diagnosi dinamica
I percorsi individuali patogenetici che portano al disturbo di panico possono essere più di uno. Una situazione di dipendenza da una figura genitoriale, un cambiamento inatteso o non voluto in uno dei momenti cruciali della propria vita, il semplice apprendimento di un comportamento (quello dell’attacco di panico) imparato da altri componenti della famiglia, una situazione particolarmente stressante, una parte di sé che non accetta uno stato di cose ritenuto fino ad allora adeguato.
Anche se apparentemente l’individuo è perfettamente tranquillo e non è affatto ansioso, a volte un piccolo trauma o una delusione possono dare luogo al primo attacco di panico. Se per le cause appena menzionate, al primo seguono altri attacchi di panico, a prescindere da quale sia la reale causa sottostante, si può instaurare il meccanismo patologico del disturbo di panico.
Un colloquio attento ai dettagli può aiutare a inquadrare la situazione generale dell’individuo rispetto agli attacchi di panico senza interpretarla o forzarla in uno stereotipo. Ogni individuo è diverso da ciascun altro, e la diagnosi ha lo scopo di raccogliere informazioni, un po’ per volta, intervenendo contemporaneamente in maniera terapeutica.
Durata della terapia
La terapia non prevede un numero definito di incontri, perché questo numero dipende in gran parte dagli individui e da come si affronta la terapia. La durata, comunque, dipende in maniera preponderante da quanto tempo si soffre del disturbo di panico.
Se ci sono persone che ne soffrono da parecchi anni, è più difficile che queste possano guarire completamente in tempi molto rapidi. Anche se in molti casi alcuni, risultati importanti si possono vedere dopo poche sedute, come una riduzione dei farmaci tranquillanti, oppure della frequenza degli attacchi di panico, oppure dell’intensità degli attacchi di panico, oppure della durata dell’attacco di panico.
Se gli obiettivi del soggetto dovessero essere irrealistici il terapeuta, come l’allenatore della metafora, se vede il calciatore particolarmente motivato, può decidere, senza per questo mettere a rischio l’incolumità del suo protetto, di prepararlo per una partita importante che si tiene in un tempo molto ristretto. Se allenatore e calciatore hanno visto giusto, l’allenamento specifico risulta efficace e il calciatore può giocare almeno in parte la partita, e l’obiettivo sportivo viene raggiunto. Fuori di metafora, questo significa che se il cliente e il terapeuta raggiungono l’obiettivo concordato nei tempi prefissati, il paziente può continuare ad intervalli via via maggiori dopo che, secondo il terapeuta, avvengono le condizioni adatte.
A chi rivolgersi per la terapia anti-panico
La terapia per il disturbo di panico viene svolta dal dr. Paolo D’Alessandro, psicologo-psicoterapeuta, nel suo studio di Roma.