Gli attacchi di panico: il disturbo della nostra epoca
Gli attacchi di panico, quando sono più d’uno a breve distanza di tempo, costituiscono un vero e proprio disturbo, un disturbo d’ansia, definito per la precisione come Disturbo di Panico (DP) o in inglese PD (da Panic Disorder). Fino a poco tempo fa si parlava di Disturbo da Attacchi di panico (DAP), in quanto questo era la definizione nella versione precedente del DSM. Gli attacchi di panico vengono definiti anche ansia parossistica episodica. Questo perché si tratta di un disturbo d’ansia, come la fobia, l’ossessione e la compulsione, con i quali condivide molti degli elementi che costituiscono il disturbo e spesso le cause, oltre ad una certa predisposizione comportamentale che può essere definita personalità fobica. Parossistica, invece, vuol dire che è molto violento, mentre episodica, infine, indica che dura per un periodo di tempo limitato e che capita una volta ogni tanto (la frequenza può essere anche molto variabile a seconda del caso).
Attenzione, non si è sviluppato il disturbo di attacchi di panico solo per il fatto di aver avuto qualche attacco di panico. Si possono avere un solo attacco di panico o pochi attacchi di panico in tutta la vita, senza per questo sviluppare il disturbo vero e proprio. Oppure, a seconda degli eventi circostanziali e del modo che ha l’individuo di affrontare la malattia e le difficoltà in genere, dopo un singolo episodio di attacco di panico l’individuo può essere così in pensiero che presta talmente tanta attenzione ai minimi cambiamenti del proprio corpo da farsi praticamente venire il primo di una serie di attacchi di panico, proprio per il fatto di esserne così preoccupato.
Di attacchi di panico ne soffrono, secondo il DSM (Diagnostic Statistical Manual – il manuale diagnostico statistico che usano gli psicologi e gli psichiatri), fino a una persona su 25 a seconda del sesso di appartenenza (un uomo ogni due donne), della fascia d’età (più del 35% nell’età compresa tra i 25 e i 35 anni) e altri fattori come le dimensioni della città e il paese in cui si vive. Per esempio da una recente ricerca è emerso che in città grandi, come Roma, Milano o Napoli rispetto al numero di abitanti, è più facile avere un attacco di panico rispetto ad altre città italiane più piccole e tranquille.
Gli attacchi di panico possono apparire durante l’adolescenza o la prima età adulta e, anche se le cause precise non sono chiare, sembra esserci un nesso con le più importanti fasi di transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress e ansia: gli esami scolastici e universitari, il matrimonio, il primo figlio, cambiare lavoro o posizione lavorativa, perdite di varia natura, come ad esempio lutti, disoccupazione, per cui non sono rare situazioni in cui l’esordio appare per esempio intorno ai 30 anni, intorno ai 40 e così via.
Solitamente al pronto soccorso gli attacchi di panico vengono correttamente identificati, ma molto spesso le persone vengono trattate con sufficienza, come se, non avendo un’origine medica, il disturbo non fosse una sofferenza reale. In uno studio recente, si è scoperto che negli Stati Uniti in alcuni casi le persone hanno visto dieci o più medici prima che il disturbo fosse loro correttamente diagnosticato, e che solo una persona su quattro che ha il disturbo riceve la cura di cui necessita.
Senza che venga curato, il disturbo di panico può portare a conseguenze molto serie. Le persone che hanno attacchi di panico ripetuti con una frequenza di più di quattro-sei volte l’anno, di solito sono anche continuamente preoccupate della prossima volta in cui capiterà uno dei temuti attacchi. Queste persone soffrono di disturbo di panico. Se non intraprendono una psicoterapia adeguata, spesso soffrono anche di depressione, non riescono a sentirsi soddisfatti di niente e hanno paura di uscire di casa.
Oppure finiscono con il trovare un rimedio improvvisato ed efficace solo all’inizio, come l’alcol e/o droghe. In uno studio recente emerge una triste realtà: molti pazienti finiti al day-hospital per problemi relativi all’alcolismo, avevano problemi di ansia e hanno cominciato a bere principalmente per questo motivo.
Bisogna allora fare molta attenzione a quelli che sono i segnali dell’ansia in generale, ma più in particolare degli attacchi di panico. Si possono distinguere varie manifestazioni del sistema neurovegetativo, ognuna delle quali somiglia a un disturbo di tipo fisico, come quelli legati alla circolazione o alla respirazione, oppure al caldo e al freddo, oppure ancora a problemi dell’apparato digerente-escretore.
Questo è il motivo per cui è molto importante sapere quali sono le manifestazioni corporee del panico ed essere sicuri di ricevere l’aiuto giusto.
Gli attacchi di panico si possono curare
L’attacco di panico, essendo una manifestazione d’ansia, ha lo stesso tipo di beneficio dal rilassamento che hanno tutti i disturbi d’ansia. Anche l’agorafobia può essere risolta completamente, anche se appare più resistente rispetto alle fobie specifiche. Per risolvere i problemi connessi a questo disturbo è importante sapere che curare gli attacchi di panico si può, si deve, non solo per chi ci sta intorno, ma soprattutto per noi stessi. Senza che venga curato il panico tende a degenerare. Solitamente, senza una cura, negli anni ci si stabilizza in una sorta di vita routinaria, ma che in realtà è una non-vita. Ci si appiattisce sul sintomo, si cominciano a fare rinunce su rinunce, e alla fine si dà sempre la colpa di tutto agli attacchi di panico.
È proprio per questo che è un dovere, una responsabilità prendersi cura di sé e cominciare un percorso di cura. Non importa se bisognerà investire del tempo e altre risorse. A seconda del tipo di aiuto che si cercherà potrebbe anche trovare qualcosa che non si stava cercando. Succede tantissime volte, una persona comincia un percorso per combattere il sintomo che apparentemente non le permette di vivere bene, e finisce con lo scoprire lati di sé che non conosceva, correggere schemi comportamentali che la portavano a ripetere sempre gli stessi errori… Poi il sintomo sparisce da solo, quasi senza accorgersene.
Le tecniche per contrastare gli attacchi di panico sono tantissime, molte delle quali provengono dalla psicologia dell’apprendimento, che ha la sua forma terapeutica conosciuta come psicoterapia cognitivo-comportamentale. Non tutte le tecniche si possono considerare adeguate, comunque. Alcune di queste, per esempio, possono aumentare l’incisività degli attacchi di panico, invece che ridurla. In tutti i casi, infatti, in cui la gestione del momento di crisi è affidata attivamente al paziente che deve cercare di ‘gestire’ l’ansia, questo non può che far peggiorare il sintomo, a lungo andare. Il modo migliore di trattare con il sintomo, infatti, non è quello di tentare di ‘gestirlo’, cioè cercare di mantenere il controllo, bensì quello di lasciare andare il controllo, accettando le manifestazioni corporee per quello che sono: una forma di comunicazione. Solo a quel punto, dopo avere accettato la cosa, gli attacchi cominceranno a diminuire, fino a scomparire del tutto, nella maggior parte dei casi.